Il luogo in cui sarebbe custodita l’Arca dell’Alleanza
Alcuni occultisti moderni ritengono che si debba distinguere tra l’Arca dell’Alleanza Celeste e l’Arca dell’Alleanza Terrestre. La prima sarebbe un’astronave extraterrestre, una sorta di computer metafisico composto di una particolare forma di materia-energia appartenente ad una antica civiltà stellare: i Thyphoniani (vedi Kenneth Grant). Fu portata sulla Terra e in seguito passò di civiltà in civiltà fino agli Egizi. Mosè sottrasse agli Egizi l’Arca o meglio una mappa di geroglifici per utilizzare la macchina a distanza, e la ripose in un forziere: proprio quest’ultimo sarebbe l’Arca dell’Alleanza Terrestre.
Durante l’esodo ebraico, Mosè trattenne con sé la mappa, lasciando il popolo ebraico in possesso del solo forziere con altri oggetti esoterici di minor valore. La cassa fu più tardi presa dagli Arabi. Attualmente, secondo alcuni Iniziati, l’Arca Celeste si troverebbe nelle viscere della Terra, sotto la città di Herat in Afghanistan (il Centro Occipitale della Terra). Pare che questo strumento venga azionato dal Re del Mondo dalla Città Esoterica di Agharti.
Agharti è retta dal Brahmatma (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il Manu (Re del Mondo), che regna per il periodo di un Manvatara, una delle quattordici ere – la nostra è quella detta del Cinghiale Bianco – da cui è composto un ciclo cosmico.
Vaivaswata, settimo e attuale Re del Mondo, è in comunione spirituale con tutti i Manu che hanno regnato prima di lui; di tanto in tanto, egli si reca nella Cripta del Tempio dove giace, in un sarcofago di pietra nera, il corpo imbalsamato del suo predecessore, per unire la sua mente a quella dei Manu del passato. La caverna è sempre oscura, ma quando vi penetra il Re del Mondo, le pareti si rigano di strisce di fuoco e dal coperchio del sarcofago si levano lingue di fiamme. Il Guru più anziano sta davanti a lui con il volto e il capo coperti; egli non si toglie mai il cappuccio, perchè la sua testa è un cranio nudo in cui di vivo non ci sono che gli occhi e la lingua. Dal sarcofago cominciano a emanare i flussi diafani di una luce appena visibile: sono i pensieri del predecessore del Re, ed esprimono le volontà e i comandi di Dio.
Il Brahmatma, insieme al Mahatma (colui che conosce il futuro) e al Mahanga (colui che procura le cause affinchè gli avvenimenti si verifichino), forma una potente triade, la “Sinarchia”: da essa dipende una società di cavalieri-sacerdoti, i Templari Confederati dell’Agharti, il cui livello più elevato è il cosiddetto “consiglio circolare” formato da dodici iniziati, lo stesso numero – fa rilevare l’esoterista Renè Guenon – dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù. Di rado il sovrano si mostra al di fuori del suo regno: le ultime apparizioni pubbliche sono avvenute nel monastero di Narabanchi nel 1890 (a quell’anno risalgono una serie di profezie che anticipano, con una precisione sconcertante, gli sconvolgimenti politici iniziati un secolo dopo), nel 1923 in Siam e nel 1937 a Delhi. Comparirà davanti a tutti soltanto quando sarà venuto il tempo di condurre tutti gli uomini buoni contro i cattivi, ma… il tempo non è ancora giunto. Gli uomini più cattivi dell’umanità non sono ancora nati.
[testo tratto da “Il libro segreto del Vril” di Pasquale Battista]