Il testo che segue è tratto da un articolo di Salvatore Brizzi:
«Tra le varie – e previste – follie sociali che si stanno manifestando in quest’ultimo scorcio di ciclo storico (la cosiddetta età dei Pesci) possiamo ravvisare il tentativo di ipotizzare e poi far accettare alle masse una sorta di astratta “uguaglianza fra maschio e femmina”. Ovviamente, l’errore concettuale che si trova alla base di questo modo di ragionare è che ci sia qualcosa di sbagliato nelle differenze. […]
Su un piano archetipico, il maschio e la femmina sono due universi differenti.
La donna è colei che porta una nuova vita dentro di sé per nove mesi. La donna partorisce. Questa esperienza fa sì che le femmine posseggano capacità di percezione della realtà totalmente diverse e che le disuguaglianze fra maschio e femmina non possano essere abolite, nonostante gli attuali ridicoli tentativi che si muovono in questa direzione.
L’energia archetipica femminile è ben rappresentata dalla coppa e possiede queste caratteristiche: è ACCOGLIENTE, INCLUSIVA, INTUITIVA, COLLABORATIVA, SINTETICA. L’energia archetipica maschile è rappresentata dalla spada (o dalla bacchetta). Essa è PENETRANTE, SEPARATIVA, RAZIONALE, COMPETITIVA, ANALITICA. Nessuna delle due energie è sbagliata, entrambe hanno un senso e risultano indispensabili nell’equilibrio cosmico.
La donna non è fatta per giocare a calcio, saltare con l’asta, combattere su un ring o competere nel mondo della finanza. Questo non significa che non possa svolgere questi mestieri, ma solo che è estremamente improbabile che riesca a svolgerli esprimendo un’energia femminile, anziché snaturarla per somigliare sempre di più ad un maschio. Viene ritenuta una “conquista sociale” il fatto che una donna possa giocare a calcio o fare il soldato… invece si tratta delle Forze dell’Asservimento in azione. […]
Il medesimo discorso vale, ovviamente, per quanto concerne il lavoro su di sé. Oggi non si compie alcuna distinzione fra maschio e femmina nell’ambito d’un percorso spirituale, ma sapete qual era la modalità di lavoro su di sé nei tempi antichi, durante la pre-storia? L’uomo lavorava su di sé utilizzando la volontà, mentre la donna SERVIVA il suo compagno e lo SOSTENEVA nel suo intento. A lui veniva però richiesto di entrare in uno stato di ADORAZIONE per la sua compagna: lei dunque evolveva nel SERVIZIO e grazie all’energia di ADORAZIONE che proveniva da lui. In sostanza, il maschio doveva svolgere esercizi che implicavano l’utilizzo della volontà, la femmina no.
Tutto questo valeva nelle condizioni ideali esistenti ai tempi della “storia prima della storia”. Ciò varrà anche in futuro, nella nuova era che ci attende. Il periodo di caos, nel quale le donne vengono equiparate agli uomini, concerne solo il tempo presente, giusto qualche decennio di follia.
Dal momento che le donne negli ultimi decenni si sono mascolinizzate e hanno cominciato a competere con gli uomini – anziché affermare la propria differenza – è giusto che anche il lavoro su di sé abbia assunto delle connotazioni tipicamente maschili, a cui anche le donne si stanno adeguando. […] Non ci sono ancora uomini in grado di entrare in uno stato di ADORAZIONE per la propria compagna e non ci sono ancora donne capaci di SERVIRE in maniera consapevole, cioè senza scadere nella sottomissione al proprio compagno.»