Secondo la leggenda, Shamballa sarebbe un regno mistico ed eterno nascosto da fitte nebbie tra le montagne più elevate dell’Himalaya, un luogo in cui dominano pace, quiete e felicità, e a cui solo i puri di cuore possono accedere. Il regno di Shamballa è parte del più ampio regno di Agartha: potremmo fare un’analogia con l’Italia (Agartha) e lo Stato del Vaticano (Shamballa). Qui vivono Esseri superiori che hanno raggiunto l’illuminazione, e che possono fare cose inimmaginabili poiché padroneggiano alla perfezione l’energia chiamata Vril. Questa energia si trova anche negli esseri umani di superficie, nei quali però giace quasi sempre “addormentata” e inutilizzata.
Shamballa è detta “La Terra dei Mille Nomi” poiché è stata chiamata in diversi modi dagli antichi popoli. Oltre ai tibetani, infatti, anche russi, cinesi e indiani tramandano leggende simili riguardo all’esistenza di un antichissimo regno abitato da uomini e donne perfetti.
Shamballa sarebbe un luogo reale, raggiungibile però soltanto da individui dotati delle più alte virtù e in possesso di un karma puro.
Ha affermato a questo proposito il 14° Dalai Lama durante l’iniziazione del Kalachakra nel 1985 a Bodhgaya: «Sebbene quelli con un’affiliazione speciale possano essere in grado di andarci attraverso la loro connessione karmica, tuttavia non è un luogo fisico che possiamo effettivamente trovare. Possiamo solo dire che è una terra pura, una terra pura nel regno umano. E a meno che non si abbia il merito e l’effettiva associazione karmica, non si può effettivamente arrivarci.»
Nicholas Roerich (1874-1947), noto esploratore ed esoterista russo, scrisse che Shamballa era situata nelle vicinanze del Deserto del Gobi. Egli viaggiò attraverso la Mongolia e la Cina fino ai confini del Tibet. Qui, durante una conversazione con un Lama, apprese che l’ingresso al regno di Shamballa si troverebbe nel profondo delle alte montagne, benchè questo luogo non abbia niente a che fare con la nostra Terra.
Il Lama disse inoltre a Roerich: «Shamballa è sempre vigile nella causa dell’umanità: vede tutti gli eventi della Terra dal suo “specchio magico” e la potenza del suo pensiero penetra in tutte le terre lontane. Innumerevoli sono gli abitanti di Shamballa. Numerose sono le splendide nuove forze e conquiste che si stanno preparando per l’umanità.»
Secondo le descrizioni tibetane, il regno di Shamballa ha la forma di un gigantesco loto a otto petali. Tra i “petali del loto” ci sarebbero otto catene montuose lungo le quali scorrerebbero i fiumi di Shamballa. All’interno di questo anello di montagne, leggermente rialzata rispetto ai “petali del loto”, si troverebbe Kapala, la capitale di Shamballa. Stiamo parlando di una città eterea, che ospiterebbe magnifici palazzi costruiti con metalli preziosi e gemme.
Nel libro «Viaggio a Shamballa», gli autori Anne Givaudan e Daniel Meurois forniscono una descrizione dettagliata della Città di Luce e della sua architettura quasi irreale:
«Sono certamente cupole che formano, nell’insieme, una specie di struttura architettonica che unisce meravigliosamente in sé la Terra, l’Aria e un Fuoco sottile. Tutto pare così smisurato anche in confronto alle migliori opere dell’uomo che conosciamo… È la luce stessa, ad esser stata scolpita? È la montagna, animata da un alito solare, a generare quella vita? Forse l’uno e l’altro. Ma per quale suprema energia, per quale senso armonico? Arriviamo rapidamente davanti ad un porticato, oltre il quale luccicano alcune delle costruzioni che avevamo intravisto, con le cupole, i colonnati ed i muri virginei: l’insieme ha la nobiltà d’un vero palazzo, nonché la sua semplicità, perchè neppure un’idea di lusso ci sfiora la mente. Inoltre esso appare come un logico sviluppo della Natura, la materializzazione dell’idea del Bello, al di fuori d’ogni superfluità. È davvero possibile tutto questo sulla Terra? Dove siamo? Le linee greche, mongole, azteche si combinano nella più perfetta armonia, sposandosi sotto le vaste cupole aeree e quasi traslucide. Nulla a che vedere con l’architettura futurista: qui hanno attinto alle fonti del Vero, di ciò che è totalmente presente in abbondanza, come sospeso nel Cosmo. Il materiale usato per la costruzione ci è sconosciuto, e fa pensare alla pietra, sebbene non lo sia: forse solo l’alabastro potrebbe reggere un poco il confronto… ma un alabastro così vivo… luce condensata… pensiero cristallizzato d’un Essere puro… Ci costa una gran fatica volgere lo sguardo altrove, perchè la sua struttura sembra appartenere ad un mondo diverso.»
[ Informazioni tratte dal sito www.ilben-essere.it ]