Il Wesak Acquariano è una festività che viene celebrata in corrispondenza del Plenilunio del Toro, ovvero nel giorno di Luna Piena che si verifica tra il 20 aprile e il 21 maggio. Scopo della celebrazione è quello di ravvivare ciclicamente in noi lo splendore della Luce Divina. Le origini di questa festività sono antiche e appartengono alla tradizione buddista, anche se la sua esistenza riveste un profondo significato, utile e benefico per l’intera umanità.
Si scrive Vesak o Wesak?
Il termine “Vesak” deriva dal sanscrito “vaishaka” riferito al mese di maggio in cui si celebra questo evento. Dal nome sanscrito “Vesak”, che viene utilizzato in riferimento al più antico rituale buddista, si è passati alla grafia “Wesak”, per indicare la cerimonia Acquariana.
Il Vesak, infatti, rimase una cerimonia prettamente buddista finchè nel 1948 in Inghilterra fu pubblicato «Il ritorno del Cristo», libro di Alice Bailey, nota esponente britannica della Società Teosofica. Nel testo si evidenzia il profondo valore simbolico ed universale di questa festività che, da allora, è stata anche definita “Wesak Acquariano”.
Confronto tra Vesak Buddista e Wesak Acquariano
Nonostante il Wesak Acquariano si basi sul Vesak Buddista, dal quale trae origine, si tratta di due cerimonie ben distinte. Il Vesak Buddista, infatti, celebra soltanto il Buddha, ovvero le tappe principali della sua vita, nascita, illuminazione e morte, avvenuta nel 483 a.C. durante una notte di Plenilunio nel Toro, mentre il Wesak Acquariano, a fianco del Buddha, inserisce il Cristo e tutti gli altri Maestri Ascesi, figure che non appartengono alla tradizione del Buddhismo.
Il Wesak Acquariano, come celebrazione vera e propria, è nato appunto nel 1948, grazie alla Teosofia e alla pubblicazione del libro di Alice Bailey. Secondo i racconti dell’autrice, la cerimonia si svolgeva, durante il Plenilunio del Toro, in una valle dell’Himalaya, dove si trovava un altare sul quale veniva collocata una grande coppa di cristallo contenente acqua purissima. In questa valle, allo sbocciare di meravigliosi iris viola, Buddha, Cristo e i Maestri Ascesi si manifestavano per far scendere la Luce e la Benedizione Divina su tutti i presenti.
Ciò che accomuna le due celebrazioni è comunque l’intento di connettersi con il Divino, donando Amore, Pace e Compassione a se stessi, agli altri e all’intero Pianeta.
La canalizzazione di Alice Bailey
Nel 1919 Alice Bailey canalizzò un messaggio del Maestro Djwhal Khul, detto “Il Tibetano”, che la invitava a celebrare, nel Plenilunio del Toro, una festività aperta a tutti, per rappresentare l’incontro con i Maestri Ascesi. Secondo i princípi dell’Era dell’Acquario, questa celebrazione avrebbe dovuto essere valida per tutti gli esseri umani, a prescindere dal credo di appartenenza.
Il Wesak si sarebbe dovuto celebrare ogni anno, nel Plenilunio del Toro, in una valle alle pendici del sacro Monte Kailash, lungo la catena dell’Himalaya. Una roccia che si trova al centro della valle avrebbe assunto la funzione di altare: su di essa, infatti, sarebbe stata collocata una coppa di cristallo colma di acqua purissima. Lì avrebbero presenziato i Maestri di Luce, con al centro il Cristo e la Madre Divina. Poi, all’avvicinarsi dell’ora del Plenilunio, sarebbe apparsa, in alto sulla roccia, la figura del Buddha con la mano alzata in segno di benedizione.
A quel punto, allo sbocciare di bellissimi iris di colore viola, la Luce Divina e la Benedizione dei Maestri si sarebbero diffuse nella valle mentre tutti i presenti avrebbero intonato mantra e preghiere, fino al culmine della Sacra Invocazione.
Dopo otto minuti, il Buddha si sarebbe lentamente allontanato, mentre l’acqua benedetta sarebbe stata distribuita tra i presenti per invitarli a proseguire nel cammino spirituale, diffondendo intorno a sé Pace, Amore e Compassione. Quindi anche il Cristo e gli altri Maestri avrebbero lasciato la valle fino al Wesak successivo.
Tuttavia solo nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Tibetano chiese che il Wesak venisse celebrato pubblicamente e che si diffondesse il più possibile anche in Occidente. Oggi, dunque, il Wesak è un evento che coinvolge tutti noi e rappresenta una straordinaria occasione per aprire il nostro cuore all’Amore e alla Compassione, elementi necessari per l’evoluzione spirituale dell’intera Umanità.
Il rituale del Wesak Acquariano
Nel Wesak Acquariano, i partecipanti si presentano alla cerimonia vestiti di bianco. Ognuno porta con sé una bottiglia di acqua naturale o di sorgente e un fiore, preferibilmente un iris: secondo un’antica leggenda, questo è infatti il fiore che sboccia nel momento esatto in cui il Buddha ritorna sulla Terra. Al termine del rituale si potrà bere l’acqua, che nel frattempo avrà assorbito l’energia benefica della celebrazione; il fiore dovrà essere essiccato e conservato a testa in giù fino al Wesak successivo, quando verrà sostituito.
Prima di iniziare il rito, si stende su un tavolo una tovaglia bianca, come simbolo dell’altare presente da millenni nella Valle Sacra dell’Himalaya, alle pendici del monte Kailash. Sul tavolo viene posta una coppa di cristallo piena d’acqua, assieme ai fiori che tutti i partecipanti avranno portato con sé.
Il momento centrale della cerimonia è rappresentato da una meditazione guidata di una ventina di minuti. Di questi, otto minuti si svolgono in silenzio e prevedono la manifestazione del Buddha, del Cristo e della Gerarchia dei Maestri, i quali scendono ad impartire la loro Benedizione sulla Terra. Successivamente si recita la Grande Invocazione e si conclude con il canto dell’OM per dodici volte.
Al di là delle caratteristiche specifiche del rituale, l’aspetto più importante del Wesak sta proprio nella creazione di un campo di Luce, Saggezza e Pace universale, grazie alla profondità della meditazione e all’amorevole connessione con i Maestri Ascesi.
La Grande Invocazione
La Grande Invocazione è una preghiera universale che è stata comunicata, nell’aprile 1945, dal Maestro Djwhal Khul ad Alice Bailey per aiutare gli uomini di buona volontà ad uscire dall’angoscia e dalle sofferenze causate dalla Seconda Guerra Mondiale. E’ stata tradotta in più di 80 lingue e viene oggi recitata da persone di ogni fede religiosa o indirizzo spirituale per alzare le vibrazioni di tutti gli esseri viventi e dell’intero Pianeta.
Il testo racchiude delle verità indipendenti da qualunque credo religioso, concetti universali radicati nel cuore degli esseri umani, ovvero:
✨ l’esistenza di un’Intelligenza Fondamentale che identifichiamo in “Dio”;
✨ l’esistenza di un Progetto evolutivo universale che opera attraverso l’Amore puro;
✨il contributo di Maestri incarnati apparsi ciclicamente sulla Terra per diffondere il messaggio dell’Amore incondizionato e per far comprendere che Amore e Intelligenza sono effetti del Piano Divino, detto anche Volontà di Dio;
✨ la consapevolezza che il Piano Divino può essere realizzato solo attraverso l’Umanità.
La recitazione focalizzata della Grande Invocazione è un mezzo efficace e potente per contattare il mondo spirituale purificando ed innalzando le energie collettive. Attraverso questa forma di preghiera inviamo Luce e Amore al Pianeta, elevando la coscienza umana e favorendo la nostra evoluzione personale e spirituale.
La Grande Invocazione
«Dal punto di Luce nella Mente di Dio
affluisca Luce nelle menti degli uomini.
Scenda Luce sulla Terra.
Dal punto di Amore nel Cuore di Dio
affluisca Amore nei cuori degli uomini.
Possa Cristo tornare sulla Terra.
Dal Centro dove il Volere di Dio è conosciuto,
il Proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;
il Proposito che i Maestri conoscono e servono.
Dal centro che viene detto il genere umano
si svolga il Piano di Amore e di Luce.
E possa sigillare la porta dove il male risiede.
Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano
il Piano Divino sulla Terra.»
[ Le informazioni contenute nell’articolo sono tratte dal sito darshanatura.it ]