Dai deserti egizi al cuore della penisola italica
Nel nono secolo a.C., per la prima volta dopo millenni, questa antica conoscenza uscì dal chiuso dei circoli iniziatici per essere trasmessa ad alcuni uomini (ma forse anche donne, da ciò che ho potuto vedere), che decidevano di vivere ai margini dei deserti egizi come eremiti: si trattava in prevalenza di nativi egiziani, ma tra loro vi erano anche degli ebrei (e proprio da questi ultimi ebbero origine le contaminazioni ebraiche che oggi ritroviamo nei Tarocchi). La scelta dell’eremitaggio era dettata da un profondo sentire spirituale che poteva esprimersi in maniera differente, a seconda del retroterra culturale e religioso di ciascuno. Molti di questi eremiti erano dediti a culti solari. Gli Ebrei, naturalmente, cercavano il contatto con l’Unico Dio. Gli eremiti diedero il proprio contributo all’evoluzione dei primitivi Tarocchi: essi consideravano tali immagini come rappresentazioni di diverse qualità del Divino e, al tempo stesso, dell’animo umano. Grazie all’opera degli eremiti, queste immagini cominciarono ad “aprirsi” al mondo, e furono sempre più concepite come incoraggiamento ad intraprendere un cammino spirituale individuale e personale, svincolato da credenze e dogmi imposti dall’esterno. Secondo gli eremiti, insomma, la più alta forma di spiritualità consisteva nel ricercare il Divino dentro di sé, e fu questa concezione ad ispirare loro le successive elaborazioni dei Tarocchi delle origini.
L’avvento del primitivo Cristianesimo apportò nuova linfa e motivazioni inedite alla profonda ricerca spirituale degli eremiti dei deserti. Anche le immagini che avrebbero dato vita ai Tarocchi cominciarono a mutare di conseguenza: col tempo, infatti, acquisirono caratteristiche sempre più dettate dalle variegate correnti filosofiche che andavano diffondendosi, tra cui lo gnosticismo cristiano. Nell’ambito di tale processo si tentò per la prima volta di “codificare” seriamente queste immagini, cioè di organizzarle in base ad una struttura precisa e ad una serie di richiami e collegamenti interni. A questo punto occorre precisare che tutto ciò che avete letto fin qui riguarda esclusivamente l’origine degli Arcani Maggiori; la formazione degli Arcani Minori, infatti, seguì dei percorsi differenti, che verranno specificati più avanti nel testo.
Rimanendo, quindi, nell’ambito delle origini dei soli Arcani Maggiori, è giunto il momento di chiarire in che modo essi siano “approdati” sul suolo europeo. Il tarologo Carlo Bozzelli, nel libro “Il Codice dei Tarocchi”, fornisce a tal proposito una spiegazione che mi è stata confermata dal piano akashico: fu il monaco Giovanni Cassiano a realizzare questo “trasferimento”. Riporto quindi, in breve, la sua storia. Cassiano visse tra il IV ed il V secolo d.C.; originario dell’Asia Minore, abbracciò la vita monastica dopo aver concluso gli studi classici. Partì per la Palestina, dove entrò in contatto con i cenobiti della regione, ma in seguito, provando il desiderio di raggiungere un più elevato grado di perfezione, decise di raggiungere l’Egitto, dove visse per molti anni. Rientrato nella capitale dell’Impero Romano d’Oriente, dove divenne diacono, fu poi costretto, a causa di conflitti che contrapponevano il patriarca di Costantinopoli a quello di Alessandria, a trasferirsi a Roma: qui fu consacrato prete e, verso il 415, ricevette dal Papa l’incarico di recarsi a Marsiglia per fondare il monastero oggi noto come Abbazia di San Vittore. In questo luogo, grazie a Giovanni Cassiano e ad altri discepoli iniziati ai medesimi precetti, il contenuto sapienziale dei Tarocchi originari fu preservato, approfondito e tramandato nel tempo attraverso varie generazioni di monaci.

Passò molto tempo prima che queste “icone” venissero divulgate al di fuori dell’ambito monastico, in quanto erano considerate immagini sacre, destinate a favorire l’elevazione spirituale di una ristretta cerchia di iniziati. Infatti, solo dopo l’anno Mille (quando l’Ordine di San Vittore era ormai la più autorevole istituzione religiosa di un territorio molto vasto, comprendente la Catalogna, la Francia meridionale e gran parte dell’Italia settentrionale), la conoscenza contenuta nelle “icone” fu finalmente trasmessa all’esterno. Queste immagini sacre, che oggi chiamiamo Arcani Maggiori, raggiunsero dapprima il territorio milanese, dove tuttavia, per lungo tempo, rimasero confinate all’interno di ambiti estremamente elitari; in seguito giunsero a Bologna. Dall’Akasha, a questo punto, ho ricevuto una precisa informazione: quando, nel quattordicesimo secolo, gli antesignani degli Arcani Maggiori approdarono a Bologna, in questa stessa città circolavano già da tempo i “prototipi” degli Arcani Minori. Tratterò più avanti il tema delle origini di questi ultimi. Possiamo affermare, comunque, che proprio nella cittadina emiliana gli Arcani Maggiori e gli Arcani Minori finalmente si congiunsero, venendo a formare, per la prima volta, un unico mazzo di carte. Ciò avvenne, secondo il canale akashico, verso la metà del quattordicesimo secolo. A Bologna, dunque, e non nel ducato di Milano, furono realizzati i più antichi mazzi di Tarocchi. E a Bologna, patria del famoso “Tarocchino”, le carte divennero ben presto uno strumento ludico ampiamente diffuso tra le classi popolari. Il motivo per cui non rimane traccia dei mazzi di Tarocchi trecenteschi è molto semplice: a quell’epoca le carte, realizzate su materiale facilmente deperibile e fatte oggetto di continua manipolazione, si consumavano rapidamente; una volta divenute inservibili venivano quindi gettate, dato il loro inesistente valore artistico.
Resta però ancora una domanda fondamentale: a chi dobbiamo attribuire l’intuizione che avrebbe condotto a unire in un sol mazzo i due corpi distinti degli Arcani Maggiori e degli Arcani Minori? La mia sorpresa è stata grande quando, da Akasha, mi è giunta un’informazione inequivocabile: fu una donna a dare un contributo decisivo a questo processo. Definita testualmente “donna manager”, costei era dedita (probabilmente assieme al consorte) a quelli che oggi definiremmo “scambi commerciali con l’estero”, ma doveva anche essere dotata di grande spessore culturale e, soprattutto, di un intuito eccezionale. Una delle tante donne, insomma, la cui Opera è stata semplicemente cancellata dalla storia (ma non certo dalle cronache akashiche, ovviamente)… un’autentica Regina di Denari sulla Via dei Tarocchi!

E’ comunque necessario ricordare, a proposito della genesi degli Arcani Maggiori, che essa è stata assai graduale e diluita nel tempo: risalgono infatti al Medioevo europeo numerosi elementi, quali ad esempio l’Arcano XIII e Il Diavolo, ed è soltanto nel corso del quindicesimo secolo che viene a crearsi il definitivo mazzo composto da 22 carte, grazie al tardivo inserimento di elementi quali Il Mondo e Il Matto.